Rufo di Efeso, medico greco (seconda metà del I sec. d.C.). Studiò l'anatomia umana di cui mise a punto la nomenclatura e compilò parecchi trattati, probabilmente una dozzina, di cui restano soltanto frammenti riportati da Galeno, Oribasio e altri medici dell'antichità.

Sallustio (Caio Crispo), storico romano (Amiterno 86 - 35 a.C.). Raggiunse Cesare nelle Gallie e con lui probabilmente passò il Rubicone. Nel 46 venne designato governatore con poteri proconsolari della nuova provincia Africa nova, dove accumulò grandi ricchezze, non certo con una onesta amministrazione. Al ritorno a Roma, si costruì un palazzo in mezzo a uno splendido giardino (Orti Sallustiani) e quivi si ritirò dopo l'uccisione di Cesare. Nei nove anni che precedettero la morte, compose due monografie, La congiura di Catilina e La guerra giugurtina, e un'opera storica in cinque libri (Historiarum libri V), in continuazione delle Historiae di Cornelio Sisenna, sulle vicende di Roma dal 78 al 67. Di essa, spesso citata dagli scrittori posteriori, restano parecchi frammenti. Sallustio, rinunziando all'esposizione annalistica e alla concezione mitico-eroica dei fatti, interpreta la storia come prodotto della volontà umana; portò profonde innovazioni (sulla scorta di Tucidide) nell'interpretazione della storia.

Scìlace, navigatore e geografo greco di Carianda in Caria (sec. VI -V a.C.). Per incarico di Dario I nel 519-516 a.C., partito da Kaspápyros sul Kophen (Kabul), esplorò il corso dell'Indo sino alla foce, le coste del Mare Eritreo (Oceano Indiano) e del Golfo Arabico (Mar Rosso), redigendo una relazione del viaggio, andata perduta, come perduta è la sua biografia di Eraclide di Milasa. Il periplo del Mediterraneo e del Mar Nero tramandato sotto il suo nome è compilazione del IV sec. a.C. (pseudo-Scilace).

Seleuco di Babilonia, matematico del II sec a.C., contemporaneo (ma piu` anziano) di Ipparco, e fautore della teoria eliocentrica di Aristarco. Fu un grande specialista e misuratore di maree.

Seleuco Omèrico ?, grammatico e filologo greco (I sec. d.C.). Scolaro di Aristarco ad Alessandria fu a Roma alla corte di Tiberio. Autore di vari commenti a Omero (donde il soprannome di Omerico), a Esiodo, a Simonide e di numerosi trattati, tra cui, in particolare, Intorno all'ellenismo, Glosse e i tre libri Sui segni usati da Aristarco, in cui criticò il testo omerico stabilito da Aristarco.

Sèneca (Lucio Anneo) il Filòsofo, scrittore e filosofo latino (Cordova 5 a.C. - 65 d.C.). Ricevette in Roma, insieme con i fratelli, un'accurata educazione gretorica e filosofica neopitagorica, rimanendo influenzato dagli austeri ideali di vita. A venticinque anni si recò in Egitto, dove ebbe modo di ritemprare il fisico e di ampliare la sua cultura. Di ritorno a Roma, Caligola pensò di disfarsi di lui. Nel 41 d.C. Soltanto dopo otto anni (49 d.C.) poté rientrare in Roma, quando Agrippina, la nuova moglie di Claudio, lo fece richiamare per affidargli l'educazione del figlio Domizio (Nerone). Poi la crescente pretesa di Agrippina di intervenire nella direzione del governo e il risentimento del figlio, insofferente della sua ambiziosa tutela, si risolse nel matricidio. Seneca vi ebbe la sua parte, anche se non si sa quale. Nel clima di terrore instaurato da Nerone, accusato di aver partecipato a una congiura, si tolse la vita con l'eroica serenità dello stoico (65 d.C.). La produzione filosofica comprende Dialogorum libri (Dialoghi) contenenti sette trattati, problemi della natura in sette libri (Naturalium Quaestionum L. VII). Seneca tentò di inserire nel reggimento dello Stato i princìpi di un'etica superiore, di fornire agli uomini la spiegazione dei loro mali, e i rimedi, e pose nella virtù lo scopo del sapere e il mezzo per conseguire la felicità. Per l'elevatezza della morale e talune affinità del pensiero stoico con la dottrina cristiana, riscosse ammirazione e stima in ogni tempo, ma soprattutto dai padri della Chiesa e dai dotti del medioevo.

Senocrate (Xenocrates), filosofo greco di Calcedonia (400-314 a.C.). Fu scolaro di Platone e suo compagno in uno dei viaggi in Sicilia. Succedette a Speusippo nella direzione dell'Accademia (339). Delle sue sessanta opere, ventinove delle quali erano dedicate alla morale, restano solo scarsi frammenti. Diede un'interpretazione pitagorizzante della filosofia di Platone, ripresa da altri neoplatonici.

Senòfane, poeta e filosofo greco, del V-VI sec. a.C. Si sa che fuggì da Colofone (nel 545 o nel 540) a causa dell'invasione dei Persiani e che viaggiò molto, soggiornando a Zancle, a Catania, a Lipari, a Malta, a Paro, a Siracusa e a Elea, dove sembra che abbia conosciuto Parmenide. Secondo la medesima tradizione egli avrebbe fatto durante questi viaggi il rapsodo, cantando però i propri versi e non i poemi omerici, com'era l'uso. Resta qualche frammento delle Elegie e dei Silli, dedicati alla critica della mitologia e della teologia antropomorfica di Omero e di Esiodo. Di un suo poema Sulla natura si conosce solo il titolo. La collocazione di Senofane alle soglie della scuola eleatica non trova consenso unanime: per alcuni egli sarebbe anzi il divulgatore e il propagandista delle dottrine di Parmenide. Quello che si ricava con certezza dai frammenti rimasti è: 1. la denuncia della grossolana ingenuità dell'antropomorfismo religioso; 2. l'affermazione vigorosa dei caratteri che convengono alla divinità secondo le esigenze del logos (ragione); 3. la fiducia nell'uomo come autonomo indagatore della verità.

Senofónte, storico e poligrafo ateniese (Atene, 430 - 354 a.C.). Entrò da giovane tra i discepoli di Socrate. Nel 401 segui’ come osservatore i mercenari greci assoldati da Ciro il Giovane in lotta con il fratello Artaserse II. Dopo la disfatta di Cunassa, e la cattura per tradimento di cinque dei dieci strateghi greci, egli fu eletto fra i nuovi strateghi. Fino a Trapezunte (Trebisonda) coprì la ritirata dei Greci come comandante della retroguardia; in seguito acquistò autorità di capo supremo e portò i Diecimila sul Bosforo e successivamente a Pergamo.
Negli anni seguenti la simpatia per Sparta gli procurò la condanna all'esilio e la confisca dei beni. Ricevette dagli stessi Spartani un podere a Scillunte, dove visse per oltre quindici anni con moglie e figli. Verso il 371 a.C., quando gli Elei rioccuparono Scillunte, egli riparò a Corinto e quivi rimase, nonostante la revoca dell'esilio (365). Delle opere pervenute con il nome di Senofonte, il Cinegetico e la Costituzione degli Ateniesi (Athenáion politéia) sono di autenticità discussa; le altre opere sono invece ritenute genuine. Si possono dividere in opere storiche: Anabasi, Ciropedia, Elleniche, Gerone, Agesilao, in cui si tesse l'encomio del valoroso re di Sparta; opere filosofiche rievocanti la personalità e l'insegnamento di Socrate: Apologia di Socrate, I Memorabili di Socrate, Economico, Convito; piccoli trattati tecnici : Costituzione di Sparta, L'equitazione, Ipparchico, Entrate (Póroi), sule risorse economiche di Atene. Senofonte si occupò di storia, di filosofia, di economia, di politica e soprattutto di arte militare. L'Anabasi, e` uno dei capolavori della letteratura greca in prosa; per la semplicità e chiarezza dello stile, S. è considerato un prosatore esemplare del dialetto attico.

Sereno di Antinoe, matematico greco del IV sec d.C., nato ad Antinoe (Egitto). Sono giunte a noi due sole sue opere, Sulla sezione del cilindro e Sulla sezione del cono, che si ricollegano all'opera di Pappo.

Sesto Empirico, filosofo, astronomo e medico greco (II-III sec. d.C.), così soprannominato perché in medicina respingeva le costruzioni teoriche e accettava come unica guida l'esperienza. Nacque molto probabilmente a Mitilene e visse in Alessandria e in Atene. È uno dei rappresentanti più notevoli dell'ultimo scetticismo greco, che si ricollega direttamente alle tesi classiche di Pirrone. Il suo pensiero filosofico è esposto in due opere, che sono pervenute: Lineamenti pirroniani, in tre libri, e Contro i matematici (Pròs mathematikús), in undici libri (i "matematici" sono coloro che ammettono l'oggettività del contenuto insegnabile, in gr. máthema). In quest'ultima, Sesto denuncia nei primi sei libri le pretese infondate dei grammatici, dei maestri di retorica, degli studiosi di geometria, aritmetica, astronomia e musica, e attacca poi negli altri cinque (Pròs dogmatikús) i "dogmatici" propriamente detti, cioè i sostenitori del fondamento oggettivo della logica, della fisica e dell'etica. Secondo Sesto ogni ragionamento dimostrativo, e in particolare il sillogismo, poggia su un "circo vizioso" (la premessa include già surrettiziamente quello che poi figura come conclusione); il concetto di causa è contraddittorio; la nozione della divinità elaborata dalle varie filosofie implica numerose incongruenze, ecc. Per conseguenza il solo atteggiamento coerente sta nell'accettare i dati immediati dell'esperienza, restando sempre aperti alla ricerca e lasciandosi guidare solo dalle esigenze della vita pratica. Poiché Sesto cita e discute quasi tutti i filosofi che lo hanno preceduto, la sua opera è una fonte preziosa per la storia della filosofia greca.

Simplicio, filosofo neoplatonico nato in Cilicia e vissuto nel VI sec. d.C. Formatosi ad Alessandria alla scuola di Ammonio, e ad Atene, quando Giustiniano decretò la chiusura della scuola d'Atene (529) emigrò in Persia. Tornò nel 533 e si dedicò alla stesura di commenti, dei quali sono giunti a noi, oltre a quello del Manuale di Epitteto, alcuni di quelli dedicati alle opere di Aristotele (Sul cielo, Fisica, Dell'anima, Categorie). Il suo commento alla Fisica aristotelica in particolare è una fonte di primaria importanza per la conoscenza del pensiero antico.

Socrate, Atene 469-399 a.C. Il più famoso dei filosofi.
Poiché non scrisse nulla, il suo pensiero è ricostruito sulla base di testimonianze, spesso discordi. La più antica è costituita da una commedia di Aristofane, Le nuvole (423), nella quale il filosofo compare in scena grottescamente sospeso in aria in un pensatoio. La fonte di gran lunga più importante sono i Dialoghi di Platone, in particolare quelli scritti negli anni immediatamente successivi alla morte del maestro. Poco invece servono alla ricostruzione del pensiero di Socrate gli scritti di Senofonte, e cioè, oltre ai Memorabili, l'Apologia, l'Economico e il Convito. Di Socrate parla anche Aristotele nella Metafisica e nell'Etica Nicomachea.
Come maestri del filosofo ateniese le fonti citano Anassagora, Archelao, Prodico e altri.
A quanto si sa, Socrate si dette alla "vita filosofica", realizzando la sua vocazione di risvegliare le coscienze non nel chiuso di una scuola, ma nelle botteghe, nelle vie e nelle piazze della città. Sposò Santippe ed ebbe da lei tre figli. Dell'immagine proverbialmente negativa di questa figura di moglie è responsabile con ogni probabilità la misoginia della scuola cinica. Quanto alla figura fisica di Socrate, le testimonianze descrivono il filosofo come un uomo robusto, dalla faccia larga e dal naso camuso, abitualmente scalzo e trasandato nel vestire. Combatté in tre guerre, dando prova di resistenza fisica, di coraggio e di generosità, come quando salvò Alcibiade ferito. Fece scarsissima esperienza di attività politica. Quando, dopo l'infelice guerra del Peloponneso e la tirannia dei Trenta, nella Atene dominata dai seguaci di Trasibulo, si vollero restaurare i valori e gli ordinamenti tradizionali, si fecero risalire la sconfitta militare e la decadenza politica alla disgregazione operata nella coscienza dei cittadini dalla nuova cultura, spregiudicata e dissacratrice, di cui Socrate era l'esponente col suo spirito critico. Il processo e la condanna di Socrate dovevano forse per i moderati al potere avere la funzione di un atto esemplare, rivolto con intenti intimidatori a tutti gli ostinati e gli irriducibili. Tre cittadini, legati ai maggiorenti della città, accusarono il filosofo di "non ritenere dèi quelli che tali considera lo Stato" e di "corrompere i giovani". All'esecuzione della condanna a morte si arrivò per l'atteggiamento intransigente di Socrate, convinto del vantaggio arrecato alla città dalla sua azione educatrice.
Socrate iniziò la "vita filosofica" per dimostrare che l'oracolo di Delfi si era sbagliato, quando aveva risposto al suo amico Cherefonte che il più sapiente dei Greci era Socrate. E tuttavia nel corso del suo tentativo di smentita dovette convincersi che l'oracolo aveva avuto ragione: egli era l'unico a "sapere di non sapere", a essere consapevole del proprio limite ("conosci te stesso"). Da qui la polemica contro i sofisti e le loro tesi contraddittorie. Di fronte a essi Socrate finge di non sapere, e attraverso le domande che pone mette in crisi le loro certezze. Ma seminando dubbi nei suoi avversari egli non intende soltanto distruggere delle opinioni; suo fine invece è scoprire la verità.
L'ironia è una manifestazione conseguente di tale atteggiamento antidogmatico, così come lo è la pratica del dialogo aperto, in quanto mezzo per arrivare alla verità.
Attraverso la riflessione l'uomo diviene virtuoso, cioè acquisisce la padronanza consapevole delle proprie capacità. In questo senso la virtù è fatta coincidere col sapere, e all'esercizio della virtù così intesa si accompagna necessariamente la felicità. Educando in tal senso i suoi concittadini il filosofo promuove il vero benessere della città e consolida le istituzioni.

Sorano di Efeso,  medico greco (prima metà del II sec. d.C.) vissuto ad Alessandria e a Roma dove operò sotto Traiano e Adriano; è considerato il fondatore della ginecologia e dell'ostetricia scientifica.

Speusippo, filosofo greco di Atene (393-339 a.C.). Figlio di una sorella di Platone, succedette nel 347 a quest'ultimo nella direzione dell'Accademia, che tenne fino alla morte. Secondo Aristotele, interpretò le idee platoniche in termini matematici e si sforzò di mostrare la riducibilità del mondo sensibile a un ordine numerico-geometrico. Dei suoi scritti ci sono pervenuti frammenti di un trattato in dieci libri sulle Similitudini tra mondo animale e vegetale.

Stobeo, (Giovanni di Stobi, V sec d.C.). Antologista greco della Macedonia. Raccolta delle opinioni di oltre 500 fra prosatori e poeti riguardanti, nell'ordine, la metafisica e la fisica, la logica e l'etica, la politica e la famiglia e le arti. L'opera, preziosa per il gran numero di notizie fornite su autori antichi e sul loro pensiero, altrimenti sconosciuti, nel medioevo venne riunita in due volumi, l'uno con il titolo di Ecloghe, l'altro di Florilegio.

Strabóne, geografo e storico greco (Amasia Pontica 64 a.C. - 21 d.C.). Compì la sua educazione a Roma, dove dimorò tra il 44 e il 36 a.C. approfondendo gli studi alla scuola del grammatico Tirannione e di filosofi peripatetici e stoici. Di agiate condizioni familiari, ebbe la possibilità di viaggiare per molte regioni dell'Impero, soprattutto in Asia e in Egitto, dove dimorò a lungo ad Alessandria e si accompagnò a Elio Gallo nella spedizione in Etiopia. Poiché dei Commentari storici (Historikà hypomnemata), in 43 o 46 libri, che continuavano le Storie di Polibio, non sono rimasti che brevi frammenti, la fama di Strabone è affidata alla sua opera geografica (intitolata presumibilmente Geographiká), in 17 libri, conservataci per intiero, eccetto il libro VII. Conformemente all’opinione dell'autore sullo stretto legame esistente tra la storia e la geografia, l'una riguarda l'uomo nel tempo e l'altra nello spazio, la descrizione della Terra allora conosciuta (Europa, Asia e Africa) è più "antropica" che "fisica", si basa sui testi letterari più che su dati scientifici, persegue fini di utilità pratica e politica e ha il suo maggior interesse nel gran numero di notizie riguardanti le tradizioni, il folclore, la cultura, le attività dei vari popoli. Per molti secoli Strabone fu considerato il geografo per eccellenza.

Stratone di Lampsaco, filosofo greco (Lampsaco - † 270 a.C.). Discepolo di Teofrasto e suo successore nella direzione del Liceo, di cui fu scolarca dal 288 fino alla morte, fu detto "il fisico" per la sua predilezione per le ricerche naturalistiche. Diogene Laerzio cita i titoli di numerose sue opere, note a noi solo per scarsissimi frammenti; risulta che Stratone inclinò, sotto l'influenza del pensiero di Democrito, a una versione immanentistica e antifinalistica dell'aristotelismo. Negava perciò l'esistenza delle forme, del motore immobile e delle cause finali e concepiva la natura come regolata da un determinismo cieco e l'individuo condizionato da forze e qualità puramente fisiche, quali il peso, il movimento, il caldo e il freddo. Alcuni filologi moderni ritengono opera di Stratone alcune trattazioni incluse nel corpus aristotelico, come per es. il IV libro delle Meteore.

Svetonio Tranquillo,  (Caio, 70-140 d.C.), biografo ed erudito latino.



F. Soso, Dec 2000